L’aveva iniziato lui l’hanno scorso, è ripartito da lui anche quest’anno. Da Palamede, eroe degli Achei trasposto sulla piana reatina, rimosso dalle macerie di Troia per tornare a quelle di Amatrice. L’eroe cancellato da Omero nell’Odissea e raccontato da Euripide, narrato come alter ego positivo di Ulisse, è stato al centro dello spettacolo portato in scena da Alessandro Baricco a Cittareale e Amatrice, come già nella passata edizione ai Fori. Prima di lui, a portare il Romaeuropa festival nelle aree colpite dal sisma del 2016 è arrivata la compagnia Il posto, con le danze aeree sulle gru montate sui camion ad Accumoli, e Ascanio Celestini con La ballata dei senzatetto, sempre ad Amatrice. Un trittico di spettacoli, parte del progetto “120 motivi in più per tornare nelle valli reatine”, che anticipa e preannuncia le faville del festival promosso dal Mibact e dalla regione Lazio, a cura dell’omonima fondazione, ormai un classico di fine estate.
Numeri grossi, anche stavolta. Oltre alle zone colpite del cratere sismico laziale, 27 sono i luoghi del festival sparsi nella capitale, da Villa Medici al Maxxi, dall’ex mattatoio a palazzo Barberini, biblioteche e teatri, e quasi 170 gli spettacoli, tra cui 40 prime, senza contare mostre, installazioni, convegni. Più di 60 compagnie provenienti da 24 paesi e 300 artisti impegnati in una kermesse che si è ritagliata ruolo e spazio negli anni, unica nel suo genere nel mettere assieme vari generi: danza, teatro e visioni. Non a caso il direttore artistico Fabrizio Grifasi nel presentare l’edizione del Ref 2018, dal titolo Between worlds, ha parlato di «festival mondo che intercetta e convoglia pensieri e progetti». Un mondo, quello d’oggi, dove muri, recinti e barriere si moltiplicano da Melilla a Ventimiglia, da Gaza al Messico, reiterando quello crollato in quel di Berlino quasi trent’anni fa. Un evento senza confini, dunque, per un mondo che si vuole senza frontiere.
Ad aprire i cancelli di questa edizione del Ref, il 19 settembre, è Kirina, un viaggio tra Africa e Occidente all’insegna del movimento e della commistione d’immagini e immaginari della Faso dance theatre del coreografo Sergè-Aime Coulibaly, musicata da Rokia Traorè, icona della world music. Gran finale in musica anche il 25 novembre all’Auditorium, all’insegna di suoni, storie e visioni del festival. In mezzo, tanta roba e soprattutto tanta musica, oltre al teatro, da John Adams a Cristina Zavalloni, dal libanese Omar rajeh a Zad Moultaka, dalla cinese Wen Hui al giapponese Rioji Ikeda, dalla franco vietnamita Caroline Guiela Nguyen al nostro Mimmo Cuticchio, mastro puparo e d’opera fina. Loro e tantissimi altri, tutti insieme per un mondo senza barriere e senza spegnere il cervello. Tutta la programmazione del Ref 18 su Romaeuropa.net.
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