Più che un bis-Conte è un bis-cotto, e va bene così. Chi s’accontenta gode, ma chi gode è più contento, si sa. Gode anzitutto l’Europa, o meglio gli euroinomani che confondono l’asse franco-tedesco del duo M&M, gl’invisi – in patria e fuor di patria – Macron & Merkel, con l’Europa possibile. Guai a dirla dei popoli, ché si è visti come quel tale che s’ostina a entrare nelle rade cabine Telecom per una chiamata, e manca poco che qualcuno chiami le guardie. A parlar di popolo, o sovranismo, vale a dire sovranità di popolo e non di poteri altri, si è dileggiati e peggio. Sovranismo fa rima con fascismo, siamai, e quale spauracchio peggiore per chi ha a cuore democrazia e libertà? Godano dunque i conversi sulla via di Bruxelles. Gli spergiuri antipopolo. Conte che da premier ombra s’è spinto a farsi quasi premier. Di Maio che agli Esteri darà certo buona prova di sé e d’inglese al malfido padrone Atlantico. Godano Gentiloni agli Affari economici e Gualtieri, storico prestato all’economia, ahinoi. Perfetti yesmen del governo di lorsignori, convertiti da un pezzo sulla via d’Aquisgrana, che dovranno far rientrare l’Italietta nei ranghi.
Godano – ma pocopoco – pentastellati e demotristi, per aver cacciato l’orco pappatutto dall’italico suolo, sventato il ricorso alle urne che avrebbe dato la parola al popolo e il paese alla Lega. Difficile che una tal combutta di palazzo, un ribaltone che manco ai tempi d’oro del trasformismo, possa durare fino a fine legislatura, nel 2023, ma tant’è. Il suo compito è quello di normalizzare il paese, legnare quel che resta della produzione e affondare le mani nei residuali risparmi italioti, oltre che riaprire i porti per la gioja d’ogni verace democratico e dell’unna Carola. Altro non serve all’italietta per rientrare nei ranghi del servitore che ha provato a lagnarsi e trarsi fuori, povero sciocco. E veniamo ai fascisti, da piazza e reputati tali. Ché quelli veri, come il fu Delle Chiaie, scomparso coi suoi 82 anni di trame e misteri – mica tanto tali, però – se ne sono andati e riposino nell’oblìo generale. Che mestizia vederli accorati a strillare di governo d’estrema sinistra, manco fossimo coi cosacchi all’abbeverata a San Pietro.
Altro che governo rosso, come urlano, o giallorosso, come cianciano i mediatici. Di rosso si vedrà solo il sangue succhiato ai lavoratori – datori di lavoro e lavoratori, senza distinguo – e più che giallorosa è giallofucsia, ché i diritti civili impazzino e quelli sociali muoiano. Giochi di parole a parte un bagno di sangue vero sarà quello dei Cinquestelle, già duramente provati dall’inerzia su Roma e dalla propria inezia. Per loro l’abbraccio col Pd sarà esiziale, la palla di piombo del morto che trascina a fondo il morente. Altro che democrazia alla riscossa, il vero partito della restaurazione è tornato sugli scranni, gli altri blaterino e s’accodino. Quanto a Salvini, poverino. Aveva in mano il paese, già godeva d’essere il nuovo dominus della politica italiota, e invece. Potrebbe godere più di tutti, quando quegli altri avranno fatto strame di tutto e a lui tornerà in mano il boccino, a bocce ferme e italiani al voto. Ma pure il barista di Torremaura ha capito che come leader è un bluff, figurarsi come s(fascista). Però un baubau buono a rispuntare fuori a ogni occasione, a ogni attacco all’Europa e alla democrazia, serve sempre. Chi s’accontenta…
In foto: Tv Boy, Le tre grazie
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