Come in un settembre di quasi vent’anni fa, in Arabia Saudita il terrore viene dal cielo e non si sa chi lo porti, ma non servono più martiri o eroi. Solo droni senza padroni e con molti padriniÈ stata una linea de demarcazione, ma pochi se ne sono accorti. Una di quelle date spartiacque che marcano un prima da un poi nella storia, e beato chi avrà un occhio per vedere come finirà o un biglietto di ritorno dalla fine. L’attacco di metà settembre alle raffinerie saudite è un unicum e segna un limes, ma vola via come tutto nella società liquida in cui viviamo. Oltre una dozzina – 17 i punti d’impatto al suolo nelle foto satellitari – tra missili e droni hanno accecato la contraerea di Riad e colpito in maniera chirurgica le raffinerie della Aramco, compagnia di stato che stava debuttare alla borsa di New York, dimezzando in un giorno la produzione petrolifera saudita. Panico sui mercati mondiali, prezzo del greggio in salita, salvo poi tornare a normalizzarsi, con dispiacere delle non dissestate finanze del regno.
Chi siano i padroni dei droni nessuno lo sa, a oltre due settimane dall’attacco che ha riportato il mondo sull’orlo del baratro. A rivendicarlo sono stati gli Houti, in verità non nuovi a tali imprese, sia pure di minor portata. A Washington e Riad hanno subito puntato l’indice su Teheran, il cui regime spalleggia i ribelli yemeniti, con Trump a chiedere l’usuale inasprimento di sanzioni all’Iran, che nega tutto. Il circolo mediatico ha subito puntato la bussola a nordovest, anziché a sudest, dimentico che anche nella striscia di Erdogan girano portamissili sospetti, con lo stellone Usa e quello di Davide. Celie, pinzillacchere, avrebbe detto Totò. All’Onu brancolano nel bujo manco fossimo in questura ai tempi di Girolimoni e non in un’era dove tutto è in piena luce. Dove troppa luce nasconde le tenebre.
Così, un attacco che ha fatto tremare le borse del globo e messo in ginocchio il maggior esportatore di greggio mondiale, resta un mistero. Un fattaccio brutto, come quello di gaddiana memoria a via Merulana. Su cui ognuno nasconde la mano, salvo i tribali yemeniti, ipertecnologici come la buonanima di Bin Laden che telecomandava aeroplani dalla sua grotta in Afghanistan, narra la vulgata. Come in un settembre di vent’anni fa, il terrore viene dal cielo e non si sa chi lo porti, ma non servono più martiri o eroi. Solo droni senza padroni e con molti padrini.
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