Penultime dal fronte Covid Belpaese

Johnson, De Luca e altre chicche. Nessuno potrebbe dargli le chiavi della macchina senza guardarlo con sospetto. Tantomeno affidarsi alle cure del suo parrucchiere. Però quando Boris Johnson ha dichiarato ai Comuni, con facciatosta tipicamente anglosassone, che gli inglesi periscono di Coronavirus più degli italiani perché amano la libertà più di questi, e non sono disposti a rinunciare facilmente a libertà costituzionalmente garantite, tantomeno a mascherarsi a buffo, eh, un moto di simpatia l’ha ispirato. Un maremoto, addirittura, quando l’omino del Colle ha blaterato la trita risposta frantumatesticoli di rito: noi italiani non siamo secondi a nessuno, in quanto ad amore per la libertà – lo testimoniano secoli di storia e il Popolo della libertà – e se ci mascheriamo lo facciamo per gli altri, prima che per salvare le nostre stesse vite. Poteva risparmiarsela. Johnson è sovranista, si sa, vale a dire un passo indietro (a lato? Avanti?) al Fasciosalvini, quel che dice non vale, come le parole davanti alle bastonate.

La risposta migliore al premier inglese l’ha data però, prima del presidente, il neogovernatore della Campania, quel De Luca che solo un genio della commedia dell’arte italica con spiccate propensioni all’horror può accasare nel Centrosinistra. Tutti in maschera a cielo aperto, ventiquattr’ore al dì, giorno e notte, e mille euro di multa a chi non la mette. Godi popolo, e salvati.

Chiudo con una chicca da Helsinki. Tre cagnoni – ma presto saranno quadruplicati – v’annuseranno al discendere dalla scaletta dell’aeroporto, per capire a fiuto di segugio se siete portatori di Covid tra i ghiacci d’Islanda. Senza mascherina, però. Munitevi di tartufi, o di un bell’osso.


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