Non se l’aspettava, né l’aspettavano i blog del totonobel o i bookmaker inglesi che manco l’avevano in lista. Eppure Kazuo Ishiguro, Ish per gli amici, un bel regalo per il 63esimo compleanno l’ha avuto, con il Nobel per la letteratura a dispetto di sé e degli ignavi.
Christian ha tutto, o quasi. Un lavoro strepitoso – curatore d’un museo d’arte contemporanea ricavato nientemeno che dall’ex palazzo reale di Stoccolma – una casa di design e una bella macchina, ovvi corollari al suo stato sociale.
Cent’anni fa, nella notte appena trascorsa, il mondo conobbe la maggiore e più imperitura rivoluzione di sempre: quella che portò all’instaurazione del comunismo in Russia.
Somiglia più a Tacchini in fuga, il cartone di Jimmy Hayward, che a una salda resistenza a Madrid l’epilogo (momentaneo) della vicenda catalana.
Alla fine, a Caporetto abbiamo vinto. È una vulgata non nuova quella che prende corpo nel centenario della più grande disfatta militare italiana.
Come l’immaginate un pittore di corte nel tardo ‘500? In gorgiera e barbino? Giuseppe Arcimboldo era proprio così, ma in forma di cartigli, nel ritratto che si fece nel 1587 al suo ritorno a Milano, graziosamente permesso e lautamente pensionato da Rodolfo II d’Austria.
Per le generazioni di studenti delle superiori che hanno studiato la storia sui suoi testi, ma anche per quelli che si sono limitati a scarabocchiarne la copertina rossa per un trentennio, era un’istituzione.
Tornat Catalunya. Torna indietro, Catalogna. C’era un tempo in cui i tercios dei conquistadores massacravano senza posa i conquistati, nelle Indie e nelle Italie, al grido di Arriba Espana!
Dove eravate il 26 settembre 1983? Che facevate dopo la mezzanotte, alle 00.14 per l’esattezza? Magari stavate al cinema, a un dopocena tra amici, o vi davate da fare. Oppure, semplicemente, dormivate. Ovunque foste, quella notte poteva essere l’ultima della vostra vita e non lo sapevate.
C’è un mondo di povericristi che nel fango si scannano senza capire neppure perché, a milioni. E ce n’è un altro, dove di quel fango non giungono che schizzi, di quelle morti echi lontane, tra un sorbetto e una chiacchiera, una pennellata e uno sbadiglio.