Neanche il tempo d’aprire il terzo fronte di guerra made in Usa e se ne spalanca un quarto. Mentre sulle piane tra il Tigri e l’Eufrate sventolano, lasche e flosce, le star & strip delle libertà e i falchi del Pentagono svolazzano nel pantano afghano, le prime pagine dei tabloid nostrani e d’altrove staccano la presa dal sangue iraniano sparso sulle strade iraniane dai malvagi...
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Forse avevano ragione Chagall e Jacovitti a dipingere il mondo sossopra. Oppure è il carnevale a dare la stura a certi eventi. Altrimenti difficile risulta capire i passaggi di questi giorni sul federalismo, intrecciati alle notti di Arcore.
La vittoria del misconosciuto Olias Barco al festival di Roma impone qualche riflessione. Si parla di vittoria, e non di successo, per “Kill me please”, perché le cose sono e vanno tenute distinte. Ché al pubblico (poco) plaudente e a tratti ridente che gli ha preferito In un mondo migliore della danese Susanne Bier, spetta l’ultima voce in sala.