Uno spettro s’aggira per l’Italia. Non è quello del proletariato di marxista memoria, ma del povero Aldo Moro, scomodato e tirato per la giacchetta in occasione d’ogni anniversario. Tanto inviso in vita come paradigma di gretto politichese quanto beatificato in morte, sia pure informalmente. La causa di beatificazione postulata dall’avvocato Nicola Giampaolo giace infatti irrisolta, nonostante 50 vescovi e 25 cardinali abbiano apposto le proprie firme a sostegno della “fama di santità del servo di Dio”, ma tant’è. Come per il commissario Calabresi, altra vittima immolata sull’altare di stato, la santità può attendere. E il fantasma di Moro continua ad agitarsi e aggirarsi, padre d’ogni farsesco orrore d’Italia, evocato dal circo mediatico e dagli imbonitori di regime a ogni ricorrenza, per essere poi lasciato al suo tragico destino di vittima dei poteri forti e dell’ignavia. Paradigma di una storia insepolta, o meglio seppellita ancor viva, su cui s’è scritto e detto tutto, eppure tutta da scrivere e (ri)scoprire.
Il quarantennale non fa eccezione, né lascia sperare che il fantasma trovi pace, disvelando qualcuno dei troppi misteri che per i suoi ex carcerieri, allora brigatisti puri & duri trasmutati in star dal circo mediatico, e i loro protettori di stato non sono mai stati tali. Su Moro, oramai, tra libri, film e faldoni c’è da riempire un’intera biblioteca. Quest’anno c’è pure la web serie Cronache di un sequestro, dell’ottimo Ezio Mauro, per Repubblica. Come ogni anniversario che si rispetti, anche nel quarantennale di quel 16 marzo 1978 non sono mancate le nuove uscite che molto vogliono dire e poco aggiungono al già noto. Su Amazon potete scaricare titoli a dozzine, dai recentissimi ai vetusti, con qualche chicca.
Il mandarino è marcio, terrorismo e cospirazione nel caso Moro, ad esempio, libro inchiesta di Mimmo Scarano e Maurizio De Luca scritto nell’‘85 per Editori Riuniti, costa la bella cifra di 100 euro tondi. Sarà perché oltre a essere introvabile contiene in nuce il nocciolo dei misteri irrisolti. A partire dal padre di tutti i misteri che il recente saggio di Pietro Ratto disvela senza svelare: L’Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (edizioni Bibliotheka), a un prezzo assai più contenuto. L’ispettore, ormai ex, di polizia è Enrico Rossi che raccontò all’Ansa la sua inchiesta abortita di quattro anni fa sui due agenti dei servizi segreti che quella mattina erano sulla famigerata moto Honda a via Fani, sparando come dicono alcune testimonianze, a copertura dell’azione brigatista e in presenza del loro diretto superiore, il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi.
Che l’azione – il “salto di qualità”, nel linguaggio brigatista – fosse gestita fin dai primissimi momenti dai servizi segreti italiani con la supervisione di quelli Atlantici è uno dei segreti di Pulcinella ancora oscuri, per quanto abbaglino. Da quel primo mistero parzialmente svelato discendono tutti gli altri. Dall’omicidio a freddo dei 5 agenti di scorta, in particolare Iozzino che fece in tempo a uscire dall’auto, colti alla sprovvista da figuri forse a loro noti, lasciando illeso Moro, ai depistaggi coi falsi comunicati sulla morte e i covi. Dagli interrogatori preparati da mano ignota, non certo Moretti, al vero covo tutt’ora da individuare, nei pressi del luogo dove venne ritrovato il cadavere. Fino all’esecuzione, alla vigilia di un’intesa, di cui i veri autori e mandanti restano ignoti, checché s’ostinino a dire le star della stella a cinque punte.
Non ci sono misteri, diceva nell’estate del ‘79, dunque a pochi mesi dai fatti, un preveggente fumetto dell’Autonomia che rimane pietra miliare di quei misteri – compresa l’Honda – Metropoli (in foto la copertina e le prime due pagine). Subito ritirato dalle edicole e considerato più veritiero di tanti saggi dal senatore Giovanni Pellegrino, a capo dell’ultima commissione parlamentare che sul caso Moro ha cercato un’indicibile verità. Ve lo potete accattare su ebay, pure questo a caro prezzo. Intanto, su Moro fioriscono fatti che hanno il sapore della leggenda. C’è pure una signora svizzera, tal Diana, che in groppa a un asinello è arrivata in Puglia, passando per l’abbandonata tomba di Torrita Tiberina, in pellegrinaggio sui luoghi dello statista che la vulgata vuole assassinato dalle Br ma vittima della ragion di stato. La sgroppata non varrà per la causa di santità, ma i suoi fantasmatici disegni di viaggio non dispiaceranno al fantasma di Moro.
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