Il maestro dell’abbondanza Scrissi d'arte

Retrospettiva su Botero a Roma, a un anno dalla scomparsa. Uno stile attento al particolare, al di là dell’obesità

La donna si guarda con l’occhietto lubrico dall’angolo dello specchio. Volge le spalle allo spettatore col culone, le forme generose in bellavista. Non sai se sta lì per lasciarsi osservare dalla porta aperta o non s’è accorta di nulla, indifferente a tutto, fuorché al bagno che s’appresta a fare. L’acqua scorre dai rubinetti aperti, la vasca è già quasi piena. Al lato del water penzola un rotolo di carta igienica rosa, d’antan. Ai piedi, incongrue scarpe col tacco rosse, come il nastrino nei capelli che il donnone si rassetta, rosso come l’asciugamano che trattiene al braccio, a contrasto col piastrellato verde del bagnetto che pare soffocato, empito dalla sua figura, imponente. Eccolo il dipinto perfetto. Iconico dell’arte di Botero. Non a caso emblema della mostra inaugurata a Palazzo Bonaparte, a Roma, a un anno dalla scomparsa del maestro colombiano. Un’espozione coeva alle otto grandi sculture disseminate per la città che negli ultimi anni ha dedicato, oltre all’antologica dei primi anni Novanta, la mostra di Palazzo Venezia del 2015 e le opere della Via Crucis al Palaexpo, l’anno successivo.

Centoventi opere, alcune inedite, tra le quali la tela giovanile che si rifà alla Camera degli sposi di Mantegna, e una versione della Menina di Velazquez custodita nello studio parigino dell’artista, scomparso il 15 settembre di un anno fa a Monaco e sepolto a Pietrasanta (Lucca), dove ha vissuto a lungo, accanto alla terza e ultima moglie. L’Italia era nel cuore dell’artista fin da giovanotto. Fin da quando scoprì casualmente, in una vetrina di New York, un libro con l’opera d’uno dei grandi maestri del Rinascimento, Piero della Francesca. E al dittico di Piero sui duchi di Montefeltro, come ai tributi ad altri grandi artisti rinascimentali è dedicata la prima parte della mostra, al piano nobile del palazzo dove Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, spiava tra l’imposte semichiuse la vita romana di piazza Venezia, e ora si levano i silos dei lavori della Metro C.

Acquerelli, sanguigne, sculture, soprattutto grandi tele, alcune tra le più celebri del pittore nato a Medellin nel ‘32. Il nunzio, I musicanti, i temi del circo e della corrida, ben noti all’artista che lo zio paterno iscrisse in tenera età a una scuola di toreador, dopo la precocissima morte del padre. Mercante campesino da lui ritratto realisticamente, e non secondo l’agiografica vulgata dell’imprenditore veicolata da Wikipedia. Una saletta dove roteano immagini dei suoi quadri a parete al suono della cumbia, per la gioia di grandi e piccini. Ma sono la natura e le donne, soprattutto, a dominare la mostra. Donnoni spesso soverchianti l’uomo, anch’esso espanso, e ogni altro tutto. Donne e uomini ritratti in momenti d’ozio o piacere, in sordidi bordelli e innocenti picnic. È uno stile, quello di Botero, che lo ha reso riconoscibilissimo al grande pubblico ed è alla radice del suo successo. Forme abbondanti, come spesso sono quelle dell’umanità sudamericana, e colore. I colori della sua terra, da cui la sua pittura è imprescindibile. La vita è grigia, ordinaria, sta all’arte darle colore e straordinarietà, amava ripetere l’artista. E alla vita, che lui amava e da cui era stato segnato – il figlioletto Pedro, perso a quattro anni in un incidente automobilistico in Spagna – aveva consegnato la sua arte.

Al netto della perdita Botero doveva comunque molto alla vita, e alle donne. Fin da subito ebbe il merito di capire che il suo futuro era altrove. Messico, Spagna, Italia, Stati Uniti le sue tappe di formazione. Lì l’incontro con quella che fu, artisticamente parlando, la donna della svolta: Dorothy Miller, curatrice del Moma, prima acquirente importante d’una sua Monna Lisa dodicenne. Le donne contarono sempre assai nella vita e nel successo dell’artista. La prima moglie, Gloria Zea, gran collezionista e curatrice anch’essa, sarebbe stata ministra della Cultura della Colombia, e ministro (della difesa) uno dei suoi figli. Non male per il figlio d’un mercante campesino. Però tali potenti appoggi e commissioni non impedirono alla critica di stroncare pesantemente la sua arte. Un incrocio tra Mussolini e una contadina sempliciotta, un manifesto della stupidità; queste alcune tra le critiche mosse a Botero, in occasione delle sue prime esposizioni, assieme all’accusa di darsi a una pittura piuttosto commerciale. La divaricazione tra critica e pubblico non ebbe mai modo di estinguersi ma non impedì a Botero d’essere uno dei pittori più noti e ricchi della contemporaneità.

Né l’amore per la vita e i suoi piaceri impedì all’artista, peraltro permeato da un forte sentimento religioso, di soffermarsi sulla violenza delle bande rivali nel regno del narcotraffico, come delle violenze statunitensi nel carcere di Abu Ghraib, con qualche tela in mostra. Ma non c’è dolore, né gioia, nei volti degli ammazzati e degli stuprati. La vita reale, vissuta, resta al di là di quella dipinta, come se gli stati d’animo dei personaggi restassero esterni alla cornice del quadro. Nella sua pittura non c’è spazio per le emozioni dei corpi ritratti, le loro obesità sono sospese in un vuoto emotivo, un non luogo dei sentimenti. Al massimo, quel che traspare è la noja della quotidianità. Questa è una delle peculiarità dell’arte boteriana, assieme all’altra che prende corpo alla metà degli anni ‘50 nel suo studio di Medellin, quando dipinge un enorme chitarrino con un piccolo buco di risonanza. È la nascita di un’arte nuova, del suo stile, come lui stesso dirà. È qui che va colta l’essenza della sua arte, del suo messaggio che va ben oltre l’obesità figurata. Nell’opera mostra sempre il particolare, minimo: buco bruchetto cravattino orecchino che sia, sottodimensionato e a contrasto con la figura espansa. Nella vita cerca sempre il particolare, l’amore per il dettaglio, se vuoi farne un’opera d’arte. Questo in lui vediamo e ci piace, più che le grasse figure. Fino al 19 gennaio a Roma, Palazzo Bonaparte, info mostrepalazzobonaparte.it


Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>