C’è l’anziana sparita senza lasciare traccia, il mutilato di guerra palestinese, le facce dei rifugiati libici, il sé riflesso. C’è il mondo, insomma, con le sue sfaccettature tragiche e grottesche, disvelate e oscure, nei ritratti della contemporaneità alla Fondazione san Fedele di Milano.
Afran, Laura Bisotti, Andrei Ciurdarescu, Gabriele Grones, Pietro Masturzo, Gianfranco Mazza, Vittorio Mortarotti, Michele Parisi, Bianca Salvo, Miriam Secco, Giulia Zappa. Questi gli artisti in mostra al premio San Fedele, tra le più interessanti iniziative dedicate ai giovani autori contemporanei, non solo nel capoluogo milanese, che conclude domani l’esposizione delle opere del 2015. Tema di questa edizione, animata come sempre da padre Andrea Dall’Asta, il ritratto nelle sue implicazioni intime e filosofiche, antropologiche e teologiche.
Riflettere sul ritratto – spiega il curatore – significa ripercorrere la storia dell’Occidente, dalle immagini acheropinte della tradizione cristiana (vale a dire non realizzate da mano umana), ai ritratti della contemporaneità di Bacon o Warhol, pregni di tragedia, vuoto, nonsenso. Riflettere sul ritratto vuole dire quindi interrogarsi sull’identità dell’uomo, sulla frammentazione di un mondo in cui si faticano a cogliere orizzonti condivisi, fondanti una società non chiusa nel suo “particulare”. Dove non si spari alle frontiere per respingere i migranti, insomma, come racconta la cronaca di queste ore.
I ritratti esposti sono frammenti, testimonianze che assumono una pluralità di forme. Così l’installazione della Bisotti Se n’è andata senza lasciare traccia, vincitrice del premio, elaborazione della morte della nonna, scomparsa – assunta in cielo, quasi – senza lasciare traccia, appunto, in un giorno d’agosto di quattro anni fa. A rievocarne il senso di perdita, un lavoro basato sulla mappatura eseguita dalla protezione civile di Piacenza durante la ricerca della donna mai ritrovata. L’identità del sé è invece disvelata da Parisi nell’autoritratto Mi ritraevo nell’ombra (secondo classificato). Assai meno autoreferenziale il moncherino di Nabil, 34 anni, che nel conflitto a Gaza di un anno fa ha perso oltre al braccio moglie e quattro figli, uccisi da un drone israeliano, e osserva col suo sguardo straniante dal foro stenopeico col quale Masturzo l’ha ritratto, aggiudicandosi il terzo premio.
Ritratti della contemporaneità divisa ma ancora capace di offrire uno sguardo di umana pietas all’altro, come sottolinea il padre gesuita tirando le somme dei lavori in mostra. «Quale ritratto è stato messo in scena dai giovani artisti? – Si chiede infine Dall’Asta – probabilmente si tratta di un ritratto frammentato, a tratti anche sofferto, anche se non manca, soprattutto in alcuni lavori, un sincero desiderio di assunzione della propria responsabilità. Il ritratto diventa ricerca mai conclusa sul senso del proprio essere nel mondo, indagine sulla nostra presenza nella storia. Ritrarre significa allora vivere una maggiore consapevolezza di se stessi».
Una consapevolezza che, davvero, è merce sempre più rara e inusitata in tempi come i nostri. Premio san Fedele, Fondazione san Fedele arte, Milano, fino al 17/10, a seguire la personale Coloris gaudium di Nicola De Maria, dal 27/10 al 6/12; info www.centrosanfedele.net.
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