epa10183002 European Commission President Ursula von der Leyen delivers a speech during a debate on 'The State of the European Union' at the European Parliament in Strasbourg, France, 14 September 2022.  EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON Qui mondo

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Ursula von der Pfizer ce l’ha fatta. Bissa il primo mandato, molla la Melona e si riveste di verde. Meriti e progetti di Nostra signora dei vaccini per l’Europa che è stata e sarà

Ursula von der Pfizer ce l’ha fatta. Nostra signora dei vaccini bissa il primo mandato, senza fare il pieno ma fermandosi alla soglia dei 400 voti sui 360 necessari alla rielezione alla presidenza della Commissione Ue. Una cinquantina in meno di quanti previsti, coi franchi tiratori attesi. Che forza, Ursula. Ora sappiamo che sua altezza serenissima, in grazia del vetusto titolo nobiliare maritale, non solo è una messaggiatrice compulsiva, capace d’imbastire contratti arcimiliardari per centinaia di milioni di dosi vaccinali, non solo è una sfornatrice seriale di marmocchi – ben sette – attenta alle gioje della famiglia come ai doveri del supergoverno delle marionette d’Europa, ma sa far di conto come poche. Così, all’ultimo momento, ha lasciato l’abbraccio con la Melona e s’è dipinta di verde. Totally green. E mica siamo sul campo di calcio del Venezia, il verdenero non dona.

Ha visto bene che l’abbraccio con la Giorgiona nazionale e le ripulite destre d’Europa, oltre ad avvicinarla perigliosamente a quei puzzoni di sovranisti le sarebbe costata in termini elettorali e di franchi tiratori assai più che rivestirsi di verde, cambiar d’abito all’ultimo minuto. Così la Melona s’è sorbita la telefonata siluratrice della presidentona che l’avvertiva del trapasso – bontà sua – e non ha potuto far altro che, coerentemente, votare contro la nobildonna con cui andava a braccetto fino al giorno prima, flirtando per una posizioncina da commissario Ue. E invece niente, sull’orchestrina dell’Eurotitanic non ci sarà dato modo neanche di scegliere quale strumento suonare. Questo ha fatto stracciare le vesti alla sedicente sinistra nostrana, e ai media del codazzo, tanto più che è la prima volta che un presidente del Consiglio italico non vota a favore del presidente di turno dell’Ue. Siamo pur sempre tra i soci fondatori dell’Euroclub, diamine.

Una presidente, è bene ricordarlo, candidata unica, non essendoci alternative alla macchiettistica elezione della superpresidente d’Europa. Del resto Ursula ha così ben operato che sarebbe stato ingeneroso bocciarla. Ricordiamo al riguardo almeno i principali meriti politici, al di là delle doti personali sopra dette. Sotto la presidenza Von der Layen l’Europa s’è schierata compatta nella nuova guerra fredda e s’è fatta saltare da mani ignote (ma non certo russe) il più grande gasdotto europeo. La sua economia è tracollata e non si vede spiraglio, a furia di sanzioni inferte all’indomabile russo. Sorvoliamo sul genocidio mediorientale. Soprattutto, s’è gestita la prima grande pandemia, prova generale dell’altra che s’appressa, già annunciata: l’aviaria che promette assai bene, e in attesa gustiamoci un rinforzino Covid. Giusto un’eurodeputata rumena, impugnando un’icona e indossando la mascherina, ha protestato prima d’essere cacciata dall’aula.

E godiamocela allora fino al 2029, nostra signora dei vaccini, imbracciamo senza timori le armi della libertà e del new deal green già apparecchiato. Automobiline elettriche e casette verdoline per chi potrà, agli altri basti la soglia di sopravvivenza. Alla fine del suo secondo mandato l’Europa sarà compiutamente un paradiso verde legato mani, piedi e soprattutto cervello politicamente ai destini dell’impero globale in disfacimento, chiunque ne guidi le sorti, ed economicamente all’impero cinese in ascesa. Cara, vecchia Europa cullata dalla dolce Ursula, neanche la deficienza artificiale ti salverà, tantomeno un vegliardo rintronato o col ciuffo o una follia verdognola.


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