San Valentino era tornato /
a Terni saliva d’un fiato /
da tempo mancava quel santo /
di cui ognuno invoca l’incanto /
Gran cosa è l’amore, pensava /
eppur se il giorno ghiacciava /
la primavera incalzava /
e lui, lieto, di buon passo andava /
Su una panchina, ai venti /
Vide due teneri amanti /
incidere cuori, affranti /
di boccini e vaccini trafitti /
più in là incrociò due innamorati /
teneramente bracciati /
a vista guardati /
dalle guardie braccati /
provò a offrire una rosa /
ma lo scansavano a josa /
e ripetevano senza posa /
l’amore non è più cosa /
ai piccioni pane a ceste /
perché in volo sulle teste /
a chi era nella peste /
pur facessero le feste /
ma tutti dicevano rassegnati /
non è più tempo per i sentimenti /
chiusi in casa senza complimenti /
qui restiamo, e siam contenti /
così il santo andò scornato /
spiccò il vol, disamorato /
e per non cader preda del fato /
tornò pure mascherato
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