L’allegro chirurgo Marino, in arte sindaco, reclama il diritto alle ferie integrali e a vivere senza scorta. Lui, che era partito in bici e si ritrova con tre macchine – tre – a pedinarlo, e attacca Vespa per l’ospitata ai parenti di Casamonica, Vera e Vittorino, figlia e nipotino.
Per una volta che l’untuoso fa il suo mestiere, tutti a dargli addosso. Tanto più che – spiega il number one dei gazzettieri Rai – Vittorio non era né un mafioso né uno spacciatore. Quanto al funerale, «a mio padre lo piaceva così», taglia corto Vera. Una chicca, tra le tante, degna di passare agli annali del paese reale che ha già ingoiato l’altro come un buco nero, nell’ignavia della galassia d’attorno.
La migliore è però del prefetto di ceralacca Gabrielli che, avendo visto un altro film o cambiato canale, a Repubblica confida: «Il funerale di Vittorio Casamonica e la celebrazione del suo clan ne saranno la né mesi – testuale, ndr. Vedere figlia e nipote del boss con il cappello in mano da Bruno Vespa è la dimostrazione che i Casamonica hanno compreso in quale guaio si siano infilati e quale errore abbiano fatto ad accendere un riflettore che ora, con ogni evidenza, non controllano più… Mettiamola così: pagheranno a breve il giusto fio di quello che hanno combinato. Per rimettere Roma sui binari giusti, non ci vorranno né mesi, né anni. Ma lustri».
Lustri, appunto. Marino dorma sonni tranquilli. Il buco nero ci ingoierà prima, con tutti i mostriciattoli generati dal sonno della nostra ragione.
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