“Il fatto” di Umberto I ucciso dall’anarchico Bresci, il 29 luglio 1900
“Il fatto” di Umberto I ucciso dall’anarchico Bresci, il 29 luglio 1900
La “strage di stato”, capofila della scia di sangue e d’orrore che ha permeato la storia della repubblica, resta impunita a cinquant’anni da quel 12 dicembre 1969. Ma l’esercizio della memoria è un dovere civile.
Cinquant’anni fa l’uomo metteva piede sulla luna: un grande passo per l’umanità.
Uno spettro s’aggira per l’Italia. Non è quello del proletariato di marxista memoria, ma del povero Aldo Moro, scomodato e tirato per la giacchetta in occasione d’ogni anniversario.
Alla fine, a Caporetto abbiamo vinto. È una vulgata non nuova quella che prende corpo nel centenario della più grande disfatta militare italiana.
Nove maggio 1978, 39 anni fa. In via Caetani c’è un’auto minata. Così, in mattinata, una telefonata allerta la questura di Roma. Poco dopo le 14, le telescriventi iniziano a trasmettere un flash: il cadavere di Moro è stato trovato in una Renault 4 rossa, a mezza via fra Botteghe oscure e Piazza del Gesù. L’autopsia constata 11 fori di proiettili nel corpo.
Cori, silenzi e marcette, Il 24 maggio dell’Italia che celebra la Grande guerra