Un seguito incoerente e poco riuscito quello del ritorno alla regia di Renaud ma che vale comunque il prezzo del biglietto e preannuncia incassi record
Un seguito incoerente e poco riuscito quello del ritorno alla regia di Renaud ma che vale comunque il prezzo del biglietto e preannuncia incassi record
Il patriarcato (che non c’è) ai tempi del transfemminismo. Perché una sagra delle banalità come l’opera prima della Cortellesi è il film più visto del 2023
Se c’è uno che incarna il motto chi la dura la vince, è lui. Vent’anni e una quantità inimmaginabile d’intoppi dopo, Terry Gilliam è riuscito a finire una pellicola che divide la critica e può dirsi un capolavoro, se non farà la fine dei suoi flop al botteghino, vedi Il barone di Munchausen o Il mondo capovolto, missing in Italy.
Se n’è andato un grande vecchio. Tra gli ultimi registi dell’immenso cinema italiano, Ermanno Olmi (Bergamo, 1931) se n’è andato quattoquatto, dopo una malattia che l’aveva già segnato negli anni ’80 ed è tornata a riprenderselo nell’ospedale di Asiago, trascinandoselo con la commare secca a 86 anni.
Diciamolo subito: Loveless è un gran film, durissimo e bellissimo, e se l’avete perso è un gran peccato. Andrej Zvjagincev (o Zvyagintsev, se scopiazzate la traslitterazione anglosassone) si conferma regista puro e duro, e bene ha fatto la giuria dei Golden globe a premiarlo per il suo ultimo lavoro, Neljubov (senza amore, appunto), come già il suo precedente Leviathan, nel 2015.
Italiani a Cannes/3. Il racconto di Matteo Garrone, una fiaba per adulti che non convince ma con buone chances per il terzo Grand prix
Italiani a Cannes/2. Non è facile affrontare La giovinezza. Non è facile se la palpebra cala dai primi minuti e non sai se è per l’insostenibile lentezza del girato o quel grappino che non aiuta a tenerla aperta
Italiani a Cannes/1 L’ultimo Moretti capofila della pattuglia che approda alla Croisette. Più che d’autore, un film vecchio. Ma ai francesi piacerà