E due. Dopo lo Strega, l’Einaudi si pappa anche il Campiello che non sposta equilibri editoriali, né muove la classifica dei libri venduti, ma pure lui ha il suo perché, anzi parecchi.
E due. Dopo lo Strega, l’Einaudi si pappa anche il Campiello che non sposta equilibri editoriali, né muove la classifica dei libri venduti, ma pure lui ha il suo perché, anzi parecchi.
Siete al mare, e vi fate un tuffo in piscina. Con Il codice Vulci funziona pressappoco così. Ve ne state immersi nel passato e, allo stesso tempo, vi tuffate nella contemporaneità.
Se la canicola romana non vi scioglie e alle pietre che raccontano storie, anzi che si fanno storia, non sapete resistere, è la mostra che fa per voi. Ma oltre la storia è il mito che si racconta in Colosseo, un’icona, all’interno dell’anfiteatro Flavio, meglio noto appunto come Colosseo.
Ci sono vite che a raccontarle sono romanzi, figurarsi a viverle. E ci sono storie che a dirle (scriverle) non ci si crede, salvo poi riannodare le fila e scoprire che è tutto vero, tutto vissuto. La vita, la storia di Alessandro Kokocinski è una di queste.
Siete su una barca che fa acqua da tutte le parti, già piena per un terzo. Se qualcuno vi dicesse che l’unico modo per non affondare è riempirla del tutto, lo direste pazzo. Esattamente questo raccomanda la Corte dei conti a proposito degli F 35, ma nessuno si batte col dito alla tempia.
La montagna, si sa, piace ma anche no. In genere si ama o si detesta, vie traverse non esistono. La montagna piace a Paolo Cognetti, come piacciono Le otto montagne uscite dalla sua penna.
I volti sono quelli, icastici e ieratici, d’una bellezza perduta, irrimediabilmente ferita. La mostra è quella che riporta all’attenzione del mondo i guasti del terrorismo anche in campo culturale: Volti di Palmira ad Aquileia.
È un’elegia dello scampo niente affatto solo per bambini Cavalcavia, l’esposizione della trentina di tavole originali di Gek Tessaro nel nuovo spazio mostre della Biblioteca nazionale di Roma, organizzata da Coop culture a cura di Luca Arnaudo.
L’Europa è una piazza vuota, uno spazio da riempire. Un cantiere, tutto in farsi. Sembra dirci questo Yves Mettler col suo lavoro Europaplatz, Piazza Europa.
Può capitare, alle volte, di ritrovarsi come quel personaggio pirandelliano, diversi da come credevamo d’essere. Di vedersi arruolati in compagnie mai frequentate. Così, ci si trova un bel giorno indosso l’etichetta d’antisionista, e pure d’antisemita.