Tutto inizia con le luci a zigozagare sui muraglioni sbreccati dello Stadio di Domiziano. E la musica, bassa e cupa, a serpeggiare tra quel che resta del colossale palazzo dell’imperatore, ultimo dei Flavi, sul Palatino.
Tutto inizia con le luci a zigozagare sui muraglioni sbreccati dello Stadio di Domiziano. E la musica, bassa e cupa, a serpeggiare tra quel che resta del colossale palazzo dell’imperatore, ultimo dei Flavi, sul Palatino.
«Torniamo al ninfeo di villa Giulia. Quello è il posto dello Strega». La migliore battuta della serata l’ha fatta Francesco Piccolo, vincitore tra i più recenti e meno esaltanti del premio, che difatti ha strappato un applauso tra i pochi convinti della mesta serata.
È una sarabanda di suoni, voci e rumori l’avvio del tour Polvere. Una crozza di vacca appesa a una pertica, altri pali con le luminarie sbreccate della festa, spighe di grano incassate sul palco e sacchi sulle reti, a fare barriera. Muro a rappresentare gli stracci appesi sull’aja, come pure i limiti d’un terreno che non vuole intrusi, di qua a sorbire benessere o dilà...
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La sagoma scura del carrarmato campeggia sulla copertina rossa, tra le fumate delle granate, bianche come il titolo: 2017, war with Russia. Sugli scaffali delle librerie londinesi, dov’è appena uscito, fa un bell’effetto, con quei caratteri grandi e un po’ retrò, stile anni ‘70.
Il colpo d’occhio sulla mappa elettorale capitolina è impressionante. Roma si tinge di giallo, una macchia enorme. Resta al centro solo una corolla pieddina, cerchio attorniato da una marea gialla montante.
Lo spirito è quello d’un ragazzino. Anche quando leva la coppola, a salutare la moltitudine ch’è venuta a omaggiarlo, osannante, lo fa con gesto sbarazzino, quasi a schernirsi d’essere lì. Sotto le volte della basilica ch’era del galantuomo pagano Massenzio, riattata a sua gloria da quel carognone cristiano di Costantino.
Chissà perché i media si sgolano e i liberal d’ogni colore si sbracciano per Hillary. Sarà perché è la prima donna in corsa per la Casa Bianca (con la quasi certezza di salire al soglio del Campidoglio), in un paese dove fino a trent’anni fa non potevi manco salire sugli autobus di certi stati se eri di colore, e ancora oggi se sei negro –...
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Tutto come previsto, o quasi. Alla faccia dei risultati clamorosi, come titola l’ormai ex Corrierone, che evidentemente si riferisce alle elezioni in Perù, vinte sul filo da Pedro Pablo Kuczynski sulla rivale Keiko Fujimori, data per stravincente, nessuna novità emerge dalle amministrative, rispetto a sondaggi ed exit poll. Tranne un paio di fatti rimarchevoli.
Non c’è stato solo il pasticciaccio brutto di Roma per i sinistrati di Fassina e quello nero di Milano per gli ambidestri della Meloni. E verrebbe da dire che destra e sinistra pari sono, almeno a pasticci di lista.
Alcuni la definiscono alta, bella, formosa. Come Melania Mazzucco in un breve ritratto a ricordo delle sue gesta, o Claudio Fracassi nel bel libro dedicato all’epopea della seconda Repubblica romana.