L’aveva iniziato lui l’hanno scorso, è ripartito da lui anche quest’anno. Da Palamede, eroe degli Achei trasposto sulla piana reatina, rimosso dalle macerie di Troia per tornare a quelle di Amatrice.
L’aveva iniziato lui l’hanno scorso, è ripartito da lui anche quest’anno. Da Palamede, eroe degli Achei trasposto sulla piana reatina, rimosso dalle macerie di Troia per tornare a quelle di Amatrice.
L’inizio è col cappellaccio piumato e le fascine della Bestia nel grano, con le timbriche di Scorza di mulo, la fine è con la pianola e la struggente mestizia di Ovunque proteggi.
Rieccolo. Puntuale come una sagra d’autunno, ma ben più ricco di suggestioni e contaminazioni, torna il Romaeuropa Festival.
È una sarabanda di suoni, voci e rumori l’avvio del tour Polvere. Una crozza di vacca appesa a una pertica, altri pali con le luminarie sbreccate della festa, spighe di grano incassate sul palco e sacchi sulle reti, a fare barriera. Muro a rappresentare gli stracci appesi sull’aja, come pure i limiti d’un terreno che non vuole intrusi, di qua a sorbire benessere o dilà...
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Quando i sette si sono messi assieme in quel di Sarajevo, nel 2003, i bosniaci avevano ancora nelle orecchie gli echi dei colpi degli snajper appostati nei dintorni e la capitale bosniaca era zeppa di macerie.