Retrospettiva su Botero a Roma, a un anno dalla scomparsa. Uno stile attento al particolare, al di là dell’obesità
Retrospettiva su Botero a Roma, a un anno dalla scomparsa. Uno stile attento al particolare, al di là dell’obesità
Se t’avvicini con naso alla tela pare di sentirlo ancora, l’odore del mare. Quello che sale dal porto, la brezza marina che dai rivi s’infila su, pei campi e la macchia; l’olio dei tonni in scatola col quale stemperava i colori, in mancanza di meglio. Ci mancava il covid perché l’opera di Mario Puccini (1869-1920) subisse in morte le tribolazioni in vita.
Come l’immaginate un pittore di corte nel tardo ‘500? In gorgiera e barbino? Giuseppe Arcimboldo era proprio così, ma in forma di cartigli, nel ritratto che si fece nel 1587 al suo ritorno a Milano, graziosamente permesso e lautamente pensionato da Rodolfo II d’Austria.
Rifiuto d’ogni tradizione, pittura all’aria aperta (en plein air), mito dell’artista scapestrato e insofferente d’ogni convenzione. Questi, in pochi tratti, i punti chiave dell’impressionismo.
C’è sempre una sorta di prudérie ad affrontare il tema Balthus. E lui, se fosse ancora vivo, certo se la ghignerebbe da vecchio satiro, dietro ai vetri e le boiserie del villone svizzero di Rossinière.
Un pittore unico e inqualificabile. Così definisce Jacques Joseph Tissot la curatrice Cyrille Sciama nella mostra romana che porta per la prima volta in Italia l’artista francese. Un personaggio da romanzo, per dirla ancora come lei, assai noto ai suoi tempi ma semisconosciuto in patria e all’estero, eccezion fatta per il mondo anglosassone. L’Inghilterra che fu sua seconda patria e gli Stati Uniti che ne...
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