Diciamolo subito: promette quel che dà, alla fine, Il segnale dell’elefante. Alla fine, ché per il resto è una (retro)storia romana del partito che seppe contendere agli assai più numerosi socialcomunisti la palma dell’antifascismo combattente.
Diciamolo subito: promette quel che dà, alla fine, Il segnale dell’elefante. Alla fine, ché per il resto è una (retro)storia romana del partito che seppe contendere agli assai più numerosi socialcomunisti la palma dell’antifascismo combattente.
Diciamolo subito: L’ultimo singolo di Lucio Battisti è un bel libro. E non vale per le opere letterarie quel che vale per l’arte, che a dirla bella non si fa all’opera un complimento.
Erano quasi settant’anni che s’aspettava il momento. Da quando, nel ‘49 – Togliatti era convalescente dall’attentato e la diccì fresca di governo – la neonata Repubblica l’aveva acquistato per farne la Galleria nazionale d’arte antica, Palazzo Barberini non aveva mai aperto le porte dell’ala sud in questa veste.
C’è chi in tempi di crisi va a fondo. E chi non solo galleggia sul mondo fluttuante – la realtà circostante raffigurata dai pittori dell’ukiyoe, o della sofferenza cui i buddisti cercano di sottrarsi – ma raggiunge salvo e saldo l’altra sponda. Raggiunge la fama, persino. È il caso di Hiroshige Utagawa (1797-1858), tra i maggiori interpreti della silografia policroma fiorita in Giappone nel periodo...
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C’è un destino che accomuna uomini e paesi, a volte. Un bel bimbo vede mutare le promesse di un’infanzia felice in via Crucis. Un luogo prospero e ricco può tramutarsi in inferno. È il caso di Portorico.
Come l’immaginate un pittore di corte nel tardo ‘500? In gorgiera e barbino? Giuseppe Arcimboldo era proprio così, ma in forma di cartigli, nel ritratto che si fece nel 1587 al suo ritorno a Milano, graziosamente permesso e lautamente pensionato da Rodolfo II d’Austria.
C’è un mondo di povericristi che nel fango si scannano senza capire neppure perché, a milioni. E ce n’è un altro, dove di quel fango non giungono che schizzi, di quelle morti echi lontane, tra un sorbetto e una chiacchiera, una pennellata e uno sbadiglio.
Rieccolo. Puntuale come una sagra d’autunno, ma ben più ricco di suggestioni e contaminazioni, torna il Romaeuropa Festival.
Se la canicola romana non vi scioglie e alle pietre che raccontano storie, anzi che si fanno storia, non sapete resistere, è la mostra che fa per voi. Ma oltre la storia è il mito che si racconta in Colosseo, un’icona, all’interno dell’anfiteatro Flavio, meglio noto appunto come Colosseo.
È un’elegia dello scampo niente affatto solo per bambini Cavalcavia, l’esposizione della trentina di tavole originali di Gek Tessaro nel nuovo spazio mostre della Biblioteca nazionale di Roma, organizzata da Coop culture a cura di Luca Arnaudo.