Netanyahu rilancia, a Gaza e Damasco. Il marchese del Grillo in salsa mediorientale che piace allo strabico mondo (e ai media) occidentali
Netanyahu rilancia, a Gaza e Damasco. Il marchese del Grillo in salsa mediorientale che piace allo strabico mondo (e ai media) occidentali
I musulmani uiguri sono dei simpaticoni. Girare in una delle cittadine del Nordovest della Cina dove pullulano con le loro scoppolette bianche, coi loro carretti e le loro friggitorie, nei mercatini dove dai grilli fritti agli scorpioni in salamoja non ti manca niente, è un piacere per gli occhi prima che per il palato.
Aveva sette vite – privilegio che un tempo s’accordava ai gatti – ma alla fine anche l’ultima l’ha lasciato.
“Safe zone in Siria o apro le porte ai rifugiati verso l’Europa”. Il monito è chiaro, il ricatto pure.
Non abbandonate la speranza. Mai. Dice così un rigo del testamento di Lorenzo Orsetti. Guerrigliero andato a combattere e morire tra le file dell’Ypg, l’esercito di liberazione del Pkk, il partito comunista curdo, nell’ennesima ultima roccaforte dell’Isis, a Baghuz, appena liberata.
Neanche il tempo d’affossare la fake proof del caso Skripal – che, pare, gode di ritrovata salute con la figlia in quel di Salisbury – che una ben più consistente fake news a base di gas nervino riesplode in Siria, a rischio d’affossarci tutti.
Mosul ultimo atto. Mosul sta per cadere. Scontro finale a Mosul. Sono mesi che la martoriata capitale del Kurdistan iracheno sta lìlì per cascare, nei titoli dei media e nei proclami degli assedianti.
Ebbene sì, ci siamo sbagliati. Pensavamo che a un uomo d’affari – meglio, un affarista – non piacesse la guerra. Anche se gli affari grossi si fanno grazie ai conflitti, quelli certi si fanno con la pace, e l’uomo ci pareva, con tutti suoi difetti, pragmatico quanto basta per non pigiare sul bottone rosso dell’opzione militare.
La Siria è andata al voto per la seconda volta dall’inizio della guerra civile, ma non se ne parla. Quasi cinque milioni di persone hanno votato, sui quasi nove di aventi diritto, in 10 delle 14 province del paese in guerra da cinque anni, eppure la notizia è passata sotto silenzio.
A raccontarla meglio sono le vignette. Quella di Patrick Chappatte, illustratore francese di base a Genova, dove un tank turco infila il cannone sotto la sabbia, a suggere petrolio, mentre Kobane brucia. O l’altra dove un Erdogan mascherato da ladro promette aiuti ai siriani mentre fa bottino dei loro beni.