Si conclude a Taormina il tour estivo di Capossela. Tra antichi e nuovi crolli, il De reditu tiene banco al teatro di Ostia
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Food porn, oltre la satira del cibo spazzatura: Andrea Martella torna in scena con Hangar Duchamp e un’opera prima
Povero Grillo. E poveri noi. L’avevamo lasciato tant’anni fa, una bella sera, nella brutta copia italiana di Versailles. Nella reggia di Caserta, quando questa non era ancora un pisciatojo dismesso e una cultivar d’ortiche e d’altri erbaggi.
L’aveva iniziato lui l’hanno scorso, è ripartito da lui anche quest’anno. Da Palamede, eroe degli Achei trasposto sulla piana reatina, rimosso dalle macerie di Troia per tornare a quelle di Amatrice.
L’inizio è col cappellaccio piumato e le fascine della Bestia nel grano, con le timbriche di Scorza di mulo, la fine è con la pianola e la struggente mestizia di Ovunque proteggi.
C’è un mondo di povericristi che nel fango si scannano senza capire neppure perché, a milioni. E ce n’è un altro, dove di quel fango non giungono che schizzi, di quelle morti echi lontane, tra un sorbetto e una chiacchiera, una pennellata e uno sbadiglio.
Rieccolo. Puntuale come una sagra d’autunno, ma ben più ricco di suggestioni e contaminazioni, torna il Romaeuropa Festival.
C’è un razzo del tutto simile a Lillo – quello dei voli pindarici della primissima infanzia – che sale in un cielo turchese, un bel 30 pittato sulla carlinga e una vampata dal motore che a rigirarla può essere la vampa d’un accendino, fiamma testimone d’ardore e continuità. E una scritta, sotto, che molto dice e ancor più promette: il folle volo continua.
Presentata sotto la pioggia la stagione del teatro romano. Tanta roba, all’insegna del “Cambiamento reale” e della contemporaneità